Si sa che la mente e il corpo umano siano straordinariamente adattabili, capaci di conformarsi a diverse situazioni e ambienti. Tuttavia, questa innata capacità di adattamento può essere a doppio taglio, portandoci a conformarcipassivamente, accettando senza riserve la realtà che ci circonda.
Questa riflessione mi spinge a chiedermi: come utilizziamo la nostra innata capacità di adattamento e quale impatto ha sulla nostra vita?
Tempo fa ho letto di questo esperimento sull’impotenza acquisita, come tutte le cose che mi intrigano me l’ero annotato e in questi giorni l’ho riletto.
Nel 1967 presso l’Università della Pennsylvania, Martin Seligman e il suo team, fecero un esperimento che coinvolse tre gruppi di cani.
Allora: nella prima parte di questo esperimento, 3 gruppi di cani venivano posti in imbracature costrittive.
Poi, al gruppo 1 l’imbracatura fu tolta dopo breve tempo. Al gruppo 2, tramite l’imbracatura, iniziarono ad essere somministrate delle scosse elettriche in modo casuale, con la possibilità, per i cani stessi, di interromperle premendo con il muso una leva. Quanto al 3, ognuno dei cani di questo gruppo cane era accoppiato a un cane del gruppo 2 e, ogni volta che questo riceveva una scossa elettrica, anche il cane del gruppo 3 riceveva la stessa scossa, senza avere però alcuna leva per interromperla nè, quindi, alcuna possibilità di “controllare” la situazione.
Nella fase successiva dell’esperimento, i tre gruppi di cani furono collocati in un nuovo recinto diviso in due da una barriera alta di circa 10 cm. E di nuovo, gli furono somministrate delle scosse elettriche che potevano essere interrotte/evitate saltando la piccola barriera e passando sul lato opposto del recinto, dove erano al sicuro dalle scosse.
Incredibile: i cani dei gruppi 1 e 2 impararono rapidamente a superare l’ostacolo e raggiungere il lato sicuro del recinto, evitando così la scossa.
I cani del gruppo 3 invece, dal momento che avevano sviluppato la convinzione che la scossa fosse un evento “inevitabile”, rimanevano passivi, giacendo e gemendo quando venivano colpiti dalla scossa. Senza saltare la barriera.
Il messaggio di questo esperimento è potente: chi ha vissuto e vive limitateopportunità di influenzare l’ambiente impara a sentirsi impotente e passivo di fronte agli eventi.
E capita a tutti, secondo me, di sentirsi così: privi di controllo su situazioni difficili, influenzati inesorabilmente dal contesto, dalla società, dal mercato…
Quando adottiamo l’atteggiamento dei cani del gruppo 3, credendo che le difficoltà siano inevitabili e incontrollabili, e imprescindibili e inesorabili , entriamo in una spirale di passività e di dispersione che ci priva di energia, di determinazione e di fiducia nelle nostre capacità.
Se invece si assume l’altro atteggiamento, cioè quello di un cane del gruppo 2, si cerca sempre una possibilità. Si resta nelle difficoltà e si cercano soluzioni con resilienza e determinazione.
Non è detto che si trovi la soluzione, è vero, ma almeno si sarà vissuto cercandola. Si godrà della soddisfazione di averci sempre provato.
Nella convinzione che va solo cercata, ancora, un’altra volta.
E non nella convinzione che, forse, in fondo una soluzione non esista.