Mi guardo da lontano, lo faccio da un po’. Cerco di mettermi nella posizione di qualcuno che mi osserva e che si fa delle domande su di me. Come un’investigatrice che indaga su di #me.
Sembra surreale ma è fantastico si scoprono un sacco di cose dalla posizione di #spettatore.
Per esempio: qualche volta penso a delle scelte importanti o a dei momenti in particolare, anche recenti ma anche insignificanti. Faccio partire il film di ciò che è successo, vedo il mio modo di funzionare, osservo i miei comportamenti sia quelli automatici sia quelli più ponderati e riesco a chiedermi: Perché l’ha fatto? cosa voleva dimostrare? di cosa aveva paura? come mai ha scelto in quel modo? cosa avrebbe voluto dire veramente? cosa sta pensando in questo momento?
Il risultato è una visione più imparziale e meno confusa di me.
Mi fa vedere meglio il modo in cui mi relaziono con il mondo. Mi accorgo che c’è una formula che applico quasi sempre nelle mie decisioni. (Non mi piace a dire la verità, la cambierei all’istante, ma mi accorgo che è incarnata dentro i miei comportamenti e non posso cambiarla così, velocemente. Ma vederla, certo, è una grande insegnamento.)
Ma anche nelle mie reazioni impulsive c’è una ratio, naturale, sacrosanta, ma anche quella è un po’ da sistemare.
Mi piace da morire perché guardarmi così, mi fa essere molto meno critica e molto più aperta a costruire un rapporto rinnovato con me stessa.