Provare per credere

Alessandra Brusegan #15JobsChallenge

In questi giorni ho fatto un’esperienza visiva che mi ha proprio incantato. 

Mi sono messa a testa in giù ma rispetto al solito, l’ho fatto all’aperto.

E mi si è svelata una visione a cui non ho mai fatto caso. È incredibile QUANTO cielo si riesca a vedere quando si guarda il mondo a testa in giù. 

E non è un modo di dire o una cosa poetica, NO NO, è proprio realtà.

Provare per credere.

Normalmente, che io sia in piedi o seduta, anche di fronte a paesaggi meravigliosi e sconfinati, la mia attenzione è prevalentemente orientata alle cose che stanno più in basso: per esempio faccio più caso ai rilievi, alla vegetazione, ai profili degli elementi, all’infinità del mare, ai colori… raramente io guardo dritto verso il cielo. 

Non credo di essere l’unica a prestare più attenzione alle cose più vicine alla terra, anzi, penso che sia proprio una predisposizione che abbiamo tutti favorita da 2 cose:

–       la nostra personale altezza dal suolo che, voglio dire, rispetto a grandi distanze, è praticamente zero – che uno sia alto 165 o 190 cm cambia poco;

–       e la naturale inclinazione del nostro sguardo che, normalmente, guarda in avanti ma un filo in basso, circa a 80° direi. 

E la verità è che assumendo questa visuale, si vedono principalmente le cose della terra, incluse le opere dell’uomo, le città, i campi coltivati, e solo un po’ del cielo, una fetta.

Ma mettendosi a testa in giù cambia tutto. Ed è una sorpresa che consiglio di provare!

È come se, le due con-cause che favoriscono una visione prevalentemente verso il basso (la nostra scarsa altezza dal suolo e l’inclinazione dello sguardo) si mettessero a favorire l’esatto opposto

Guardando un paesaggio a testa in giù si vede quasi solo il cielo. 

Come se le cose in basso fossero anche più piccole di quanto non siano già.

Io mi sono sentita proprio travolta. Travolta da una sensazione di libertà. Di leggerezza. Di spazio, di possibilità.

Ribaltando la visione mi si è aperto a un orizzonte più ampio. Visivamente ma anche mentalmente.

Le cose terrene che prima occupavano tutta la mia visuale, si sono ridimensionate e improvvisamente i limiti si sono fatti insignificanti, c’era solo una nuova dimensione infinita che non avevo mai valutato così bene prima.

Come dire, invertire la mia prospettiva – che inizialmente era un mero esercizio fisico – si è trasformato in un atto simbolico di apertura mentale. 

Che mi ha lasciato delle sensazioni nuove e bellissime.

Che invito a provare.

E non perché cambiare prospettiva aiuta a superare le convenzioni, o a liberarsi dai limiti delle abitudini o ad aprirsi a nuove opportunità abbracciando l’incertezza…..  ma perché una figata!

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