La voce di cosa?

Alessandra Brusegan #15JobsChallenge

Questa settimana mi ha regalato un’altra intuizione. Forse una delle più preziose della vita.

Mi sono accorta che, da molto tempo – direi 3 anni ormai – ogni 2×3 riapro il capitolo “Il lavoro dei miei sogni”. Mi capita ciclicamente, a intervalli regolari. Sto buona per un po’ ma poi, tempo 3 settimane al massimo, ritorno sull’argomento e sento che mi dico: “Ale non vorrai fare questo per tutta la vita, vero?”, “Questo non è di certo un modo per mettere a frutto il tuo talento”, “Cerchiamo per favore qualcosa che più si allinei alle tue potenzialità?” 

Ecco, fino a qualche giorno fa, ho sempre accolto queste riflessioni come fossero dei messaggi del mio istinto, indicazioni della mia “pancia”.  

E ci ho sempre creduto; in fondo questo è un pensiero che ha la mia voce e il mio volto, conosce le mie potenzialità, sembra andare in una direzione di crescita, sembra che voglia il mio bene. 

Eppure… Eppure, sono 3 anni che cerco e scovo e provo e cambio e ri-cerco, e mi accorgo che sto ancora cercando. Che quella cosa che più si allinea alle mie potenzialità non esiste perchè, ogni volta, non si allinea abbastanza!! Cambio strada continuamente seguendo le indicazioni di una vigilessa folle!!

E l’ho capito solo qualche giorno fa. Ho capito finalmente che questo pensiero è solo una scusa, una scappatoia, una via per uscire dalle cose senza farmi sentire in colpa.

E mi sono accorta che funziona così: quando qualcosa, può essere un compito, una relazione o una situazione, si fa complicata, inizia a richiedere uno sforzo maggiore o più costante, nasconde la possibilità di fallire, si discosta dai miei piani o assume contorni più ampi e sfocati rispetto a quelli che avevo immaginato… ecco che parte l’allarme

Inizio a dirmi questa frase “Che noia qui, Ale, stai perdendo tempo con queste cose di cui non ti importa nulla. Andiamo via!! Andiamo a cercare qualcos’altro in cui crediamo davvero e a cui possiamo dare il nostro prezioso contributo”. 

È un vero e proprio pensiero automatico e negativo. È automatico perché arriva da solo, come un protocollo: appena sale il livello di complicazione e di coinvolgimento, parte lui.  È negativo perché mi mette alla ricerca di qualcosa che non potrò mai trovare se ogni volta scappo.

Giuro, mi fa sentire ridicola l’idea di averci sempre creduto.

Ma sono felice di averlo beccato, smascherato.

E io che credevo di essere razionale!!!  E io che credevo di potermi fidare della mia mente.

Il problema è che non l’ho mai messo in discussione, non ho mai pensato che potesse essere una scusa. 

Ho sempre pensato che fosse la voce della vera me che mi parlava! 

Ora che lo vedo, che lo interrogo, che ci frugo dentro, ora sì che mi sento libera!

E chissà in quanti hanno questi pensieri? chissà che forme hanno quelli degli altri? chissà cosa dicono?

E chissà se gli altri capiranno mai che sono messaggi della paura?

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