In sostanza sì, è così.
Con questa #15JobsChallenge io sto ri-costruendo la mia identità.
Fino a qualche tempo fa ne avevo una, era ben definita, chiara, coerente. Credevo fosse esattamente l’identità che volevo incarnare. Poi la vita mi ha dimostrato una cosa diversa: l’identità su cui facevo perno (quella definita, chiara e coerente..) non ero io, o meglio non ero più io. Lei voleva cose che io non potevo più tollerare e viceversa, io volevo cose che lei non poteva permettersi.
Vivevo con il pilota automatico: ciò che facevo e il modo in cui lo facevo erano diventati il mio schema, il mio programma. Le mie erano risposte praticamente automatiche. Non che fossi infelice… semplicemente, mi sentivo condizionatadalle mie scelte precedenti, praticamente su un binario che non riuscivo a cambiare.
Eccomi, quindi, a ricostruirla perchè la verità è che l’identità non è una foto in posa o un’etichetta stampata, è un percorso di autorealizzazione e di emersione insieme. E io la sto costruendo giorno dopo giorno prendendo coscienza di ciò che so fare e di ciò che voglio fare mentre, contemporaneamente, comprendo e abbraccio il valore della mia unicità/diversità.
La sto costruendo affrontando difficoltà da cui prima sarei stata alla larga, lasciandomi ferire e attraversare da cose che prima avrei semplicemente evitato.
La sto costruendo guidata dal mio spirito di esplorazione e voglio che sia sempre viva, attuale e libera da nodi, legami o scambi.
La sto costruendo dicendo apertamente cose che prima tacevo e assecondando sempre la mia preziosa e innata curiosità.
La sto costruendo scegliendo sempre nuove esperienze complesse che vivo fino in fondo e che poi lascio andare: non trattengo niente, costruisco su quello che mi hanno lasciato, nuove cicatrici, nuove abilità, nuove gioie. Non cerco certezze a cui aggrapparmi ma incertezze da cavalcare, voglio esperienze complesse da cui farmi plasmare.
Perché credo fermamente che siano proprio le esperienze complesse a definirci e a dare costantemente nuova forma alla nostra identità.
Le esperienze complesse ci fanno scoprire come funziona davvero la nostra emotività, ci mostrano dove tendiamo ad inciampare e ci insegnano come ritrovare l’equilibrio.
Portano alla luce le nostre paure nascoste e spostano i confini delle nostre competenze.
E poi, cosa straordinaria, durano per un periodo limitato il che permette di apprezzarne al massimo sia l’inizio sia la fine, di godere la fase di progettazione e la fase di conclusione, senza annoiar mai e senza spegnere la sete.