Sto imparando a governare i miei pensieri. Per tutta la vita ho pensato di potermi fidare di loro. Ora ho capito che no, non posso fidarmi, almeno non sempre. E mi accorgo, ogni giorno di più, che governarli è una competenza vitale, quasi come respirare.
Non c’è gioia, non c’è felicità e non c’è soddisfazione dentro una persona che non governa i suoi pensieri e lascia che vadano dove vogliono. Ormai sono consapevole che riuscire a vederli, riuscire ad ascoltarli e ad accompagnarli nella direzione in cui voglio è essenziale per preservare la mia salute mentale, rafforzare il mio equilibrio ed essere felice.
“Ogni volta che riusciamo a prendere le redini di un pensiero, ogni volta che lo guidiamo nella direzione che consapevolmente scegliamo di dargli, ecco che creiamo nuove connessioni cerebrali e modifichiamo, fisicamente e chimicamente, il nostro modo di pensare.” questa non è una mia idea, è neuropsicologia.
Quindi, bisogna saperlo fare.
Ma per fortuna si può imparare, e come con ogni cosa che si può imparare, sono 4 le fasi che bisogna superare.
- L’incompetenza inconsapevole. È lo stadio zero, è il non sapere di non sapere. Semplicemente, ti capita che ti ritrovi dentro uno stato d’animo negativo senza capire come ci sei arrivato&perché e non riesci neanche a muoverti. Stai lì, mangi fango perchè è l’unica cosa che puoi fare e, purtroppo, te ne accorgi solo dopo che ne hai mangiato un kg.
- L’incompetenza consapevole. Finalmente un briciolo di consapevolezza, come una sveglia. Ti vedi: sei caduto, sei completamente immerso in un’emozione negativa. Sei completamente sporco di fango MA hai il riflesso di alzarti e di chiederti cosa è successo. È difficilissimo questo passaggio ma è la prima grande svolta. Dove sono inciampato? E perchè? Ecco: stavo pensando di nuovo a quella cosa che mi abbatte, mi intristisce.
- La competenza consapevole. È il terzo stadio, il più lungo, il più difficile, il più incerto. Ti accorgi che ci sono delle emozioni negative che stanno iniziando a infangarti. Non ci sei ancora caduto dentro e forse stavolta riesci a starne fuori. Sì, ti trascini fuori, con forza e determinazione. Odi il sapore di quel fango e non vuoi mangiarlo più. È una fase dura, richiede esercizio, pratica, costanza, attenzione e concentrazione. Io sono proprio in questa fase ora, sto imparando ad intercettare i dirottamenti della mia mente e a saltare fuori velocemente dalle pozzanghere.
- La competenza inconscia. è il punto di arrivo di solito quando si parla di apprendimento. Significa aver interiorizzato una competenza al punto che, per attivarla, non serve nemmeno uno sforzo, va da sola. Non so se vale lo stesso per la gestione dei propri pensieri… ma un po’ lo spero. È il punto in cui, finalmente, diventa un riflesso automatico: senza porre troppa attenzione si riesce a schivare velocemente la pozzanghera e a proseguire senza sporcarsi e senza rallentare.
Non so se arriverò mai alla competenza inconscia… ma so che saltare fuori dal fango velocemente è un’abilità che mi sta cambiando la vita.